(23 febbraio 2021) E’ un anno in questi giorni da quando è stato identificato a Codogno il primo contagio italiano da Covid-19. Da quel giorno tutto è cambiato nella vita delle persone, nel lavoro, nelle abitudini. L’istituto di ricerca Eurispes ha pubblicato i risultati di una propria indagine (“Un anno di Covid in Italia”), realizzata su un campione di 2.063 cittadini, rappresentativo della popolazione italiana, per analizzare in che modo la vita nel nostro Paese sia mutata nel corso di questo anno senza precedenti e quale sia stato l’impatto sui cittadini.
Di tale ricerca, abbiamo estrapolato alcun passaggi riguardanti il mondo dell’informazione e come il Covid-19 abbia inciso anche sulle abitudini informative nel nostro Paese. Quanto è emerso si sovrappone a quanto avevamo rilevato negli scorsi mesi con riferimento all’emittenza locale e all’informazione nel territorio.
L’indagine Eurispes e l’informazione
Eurispes, nella propria indagine, ha rilevato come forse mai come oggi gli Italiani sentano il bisogno di informarsi ed essere informati: l’incertezza riconducibile alla pandemia ha generato una sete di notizie che ha coinvolto anche categorie fino a poco tempo fa meno interessate a Tg e mezzi di informazione.
Dall’indagine dell’istituto di ricerca, emerge che il mezzo preferito dagli Italiani per raccogliere informazioni sull’emergenza sanitaria legata al Covid-19 siano i telegiornali (33,8%), seguiti dai quotidiani on line (22,3%).
In particolare, l’indagine Eurispes ha fatto emergere che l’informazione televisiva viene prediletta dal pubblico più maturo (soprattutto la fascia over 64 e quella dei 45-64enni).
Anche i talk show e i programmi di approfondimento televisivi rappresentano un canale di informazione preferenziale (anche in questo caso, a prevalere negli ascolti è la fascia più matura della popolazione).
Con riferimento alla “qualità” percepita, emerge che i mezzi di comunicazione di massa (tra cui tv e radio) sono quelli ritenuti più spesso in grado di fornire informazioni utili (25%).
Le emittenti locali hanno continuato a servire il territorio
Mentre il dato di Eurispes si riferisce genericamente a tutto l’universo radiotelevisivo, è risaputo che l’emittenza locale ha svolto un ruolo di grande rilievo nell’informazione sul territorio nel corso dell’ultimo anno.
Già dalle prime settimane di febbraio 2020, a inizio pandemia, molte radio e tv locali avevano stravolto il relativo palinsesto, aumentando gli spazi informativi e raccontando le vicende anche al di là delle barriere delle cosiddette “zone rosse”.
Così diverse emittenti avevano, già dalla prima emergenza sanitaria, realizzato più edizioni quotidiane dei tg o dei gr, offrendo informazioni e aggiornamenti costanti. Altri, in funzione della chiusura delle attività culturali e ricreative avvenute, avevano iniziato a offrire compagnia agli ascoltatori e ai telespettatori anche in orari “anomali” per il loro palinsesto.
L’enorme lavoro sul territorio delle emittenti locali non ha tardato a dare i propri frutti e così, dalle rilevazioni Auditel, si è visto che già a marzo 2020 (su marzo 2019), emergeva un dato fortemente premiale negli ascolti delle tv locali. Delle 157 emittenti televisive locali con dato utile in entrambe le mensilità di marzo 2019 e marzo 2020, è emerso che dai circa 13,6 milioni di contatti netti relativi a marzo 2019 si è passati a ben 20 milioni di contatti netti a marzo 2020. Risultato, quest’ultimo, replicato anche nel mese successivo di aprile 2020 (con 19,7 milioni di contatti netti).
La crescita degli ascolti dei notiziari delle tv locali è emersa anche da una indagine condotta dai ricercatori dell’Istituto per la Formazione al Giornalismo dell’Università di Urbino, presentata a ottobre dello scorso anno. Nel periodo di “chiusura” delle attività, le reti locali hanno visto una crescita di ascolti e di attenzione, assieme alle reti all news, indice della necessità, come hanno affermato i ricercatori dell’IFG di Urbino, di “colmare un bisogno informativo che in un periodo di crisi come quello vissuto diventa più urgente e più legato al contesto locale”.
La radiofonia, malgrado nel primissimo periodo abbia sofferto per la riduzione della mobilità causata dal lockdown, ha globalmente tenuto nei propri ascolti, come è emerso dalla ricerca “L’Ascolto della Radio ai tempi del Covid-19”, realizzata da GfK Italia per conto di Ter –Tavolo Editori Radio. In particolare, in tale periodo, il 67% della popolazione ha utilizzato di meno l’auto e il 30% della popolazione non si è più recata al lavoro fuori casa.
L’impatto sugli ascolti del mezzo è stato, tuttavia,molto contenuto, con un calo del 17%, compensato, però, dall’aumento del tempo medio di ascolto (nei 7 giorni), cresciuto dell’11%. Inoltre, sono cresciuti tutti i device, non solo la radio Fm, ma anche la tv, gli smartphone e i pc, i tablet,gli smart speakere gli apparecchi Dab+.
In tale contesto, l’emittenza radiofonica locale ha svolto un ruolo fondamentale nel mantenimento del contatto con i propri territori e di “servizio” a favore delle proprie aree di riferimento. (FC)