(15 novembre 2023) In UK, come nel resto del mondo, da tempo si stanno disponendo azioni volte al superamento della tradizionale modalità di trasmissione broadcast via etere, sia radiofonica che televisiva, a vantaggio delle nuove modalità tecnologiche digitali, che spaziano dall’online al 5G Brodcast.
Il Governo inglese si è impegnato ad assicurare nel Regno Unito il servizio universale radiotelevisivo, per come lo conosciamo, sino al 2034. Questa prospettiva non piace però ad un’ampia porzione della popolazione, soprattutto appartenente alla categoria dei cosiddetti ‘baby boomer’, i nati negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso.
Da questa reazione è nato un movimento d’opinione e di pressione politica, catalizzatosi attorno all’associazione Silver Voices, che ha prodotto da prima una ricerca di mercato e poi, in conseguenza dello studio, la campagna di comunicazione “Broadcast 2040+”.
Uno studio per capire il ‘sentiment’
Lo studio in questione si intitola “Safeguarding Universality: The Future of Broadcast TV and Radio” (Salvaguardare l’universalità: il futuro delle trasmissioni televisive e radiofoniche). La sua prima edizione è stata pubblicata a metà del 2022 e a fine ottobre 2023 sono stati diffusi i risultati di un aggiornamento del rapporto.
Lo studio è scaricabile a questo link: https://drive.google.com/file/d/13AuyjLc9ivb8Pb9wPjeZmGMtqsNoeqkK
Tale rapporto esamina le due piattaforme, televisione e radio, e si chiede chi siano le persone che dipendono oggi da questi servizi di comunicazione, e cosa succederebbe se un numero significativo di queste persone, invecchiando ulteriormente, in futuro dovesse rinunciare forzatamente a dipendere da esse.
Il rapporto verifica anche quanto sia vero il principio secondo cui gli utenti dei servizi media possano passare con facilità all’online ed identifica i fattori sociali ed economici che fanno della piattaforma radiotelevisiva tradizionale una priorità per le persone che continuano a scegliere di utilizzarla.
Risultati interessanti
Oltre l’80% degli intervistati ritiene che le trasmissioni televisive e radiofoniche via etere dovrebbero essere protette, addirittura ben oltre il 2040; questo perché quasi tre quarti (il 74%) degli intervistati ritiene che la rimozione parziale o totale dei servizi di trasmissione in futuro rischierebbe di lasciare indietro porzioni significative della popolazione; quasi la metà degli intervistati (il 46%) è preoccupata per il potenziale impatto dei servizi esclusivamente digitali sulla società, anche considerando i costi conseguenti il massiccio impiego della banda larga.
Il rapporto ha altresì analizzato in modo specifico le opinioni degli ultrasessantenni, che nutrono la maggiore preoccupazione per l’impatto escludente derivante dalla riduzione dei servizi broadcast. Una preoccupazione che include l’essere trascurati a causa della mancanza di accesso ai servizi a banda larga (84%) e la consapevolezza di essere meno abili dal punto di vista tecnico rispetto al resto della popolazione (70%).
Un quarto delle persone (25%) ha affermato che si sentirebbe “molto sola” se perdesse i servizi radiotelevisivi gratuiti; una percentuale che sale a più di 2 su 5 (44%) tra coloro che hanno 65 anni o più e che vivono da soli.
Di conseguenza, oltre il 90% degli intervistati sopra i 60 anni ritiene che qualsiasi futura legislazione proposta dovrebbe includere un impegno a proteggere i servizi di trasmissione televisiva e radiofonica via etere a lungo termine.
Le 5 raccomandazioni
Il rapporto include cinque raccomandazioni per garantire questi servizi, anche pensando alle generazioni future:
- che il governo fornisca un impegno chiaro per la protezione a lungo termine dei servizi di trasmissione, compresa una data ben oltre gli impegni attuali;
- che il governo garantisca che le trasmissioni televisive e radiofoniche, e l’ampia gamma di servizi forniti attraverso di esse, siano protetti a lungo termine nell’ambito di qualsiasi legislazione in corso e futura;
- che lo spettro utilizzato dalle trasmissioni televisive sia protetto nella Conferenza mondiale sulle radiocomunicazioni 2023 (WRC23), che si terrà a partire dal prossimo 20 novembre, e nelle future conferenze internazionali;
- che siano garantite risorse per continuare a sostenere i servizi di trasmissione universale e i contenuti di servizio pubblico forniti attraverso di essi, anche attraverso un impegno da inserire nella Carta della BBC (l’equivalente del nostro ‘Contratto di Servizio RAI’);
- che le voci degli ascoltatori e dei telespettatori, e in particolare di quei gruppi che dipendono maggiormente dai servizi broadcast, siano messe al centro del dibattito e di qualsiasi processo decisionale da parte del governo o dell’Ofcom, l’ente regolatore del settore.
Il progetto è sostenuto dalla già citata associazione Silver Voices e da una trentina di altre realtà (Age UK, Childrens Media Foundation, Rural Services Network, Arqiva, British Broadcast Challenge, The Voice of the Listener and Viewer, Digital Poverty Alliance, Citizens Advice Cornwall, The Campaign to End Loneliness, Churches 4 Positive Change, County Durham Community Foundation, Age UK: North Tyneside, Cumbria Community Foundation, Focus4Hope Brighouse, World DAB, Frontier Smart Technologies, Fix radio, Communicorp UK, Boom Radio, The Local TV Network, PBS America, Talking Pictures TV, Together TV, United Christian Broadcasters, Age of Concern North Norfolk, Age UK North Yorkshire and Darlington, National Federation of the Blind UK, The British Entertainment Industry Radio Group, Better Media, Age UK Shropshire e Age UK Mid Mersey).
Ulteriori informazioni sulla campagna “Broadcast 2040+” si trovano a questo link: https://www.broadcast2040plus.org/
Un’altra voce
Nel senso di questa iniziativa, citiamo anche una ricerca avviata lo scorso anno da Ipsos, commissionata da Arqiva (il principale network provider britannico), che ha rivelato il significativo impatto negativo della potenziale perdita delle trasmissioni televisive e radiofoniche, in particolare per coloro che sono vulnerabili. Lo studio concludeva che in Gran Bretagna 9 persone su 10 desiderano o sono favorevoli alla continuità dei servizi broadcast.
A questo link lo studio: https://www.arqiva.com/Importance_of_Broadcast.pdf
(AR)
Vedi anche:
In UK cresce l’attenzione per l’informazione radiofonica locale