Testo della relazione dell’Avv. Marco Rossignoli, presidente AERANTI e coordinatore AERANTI-CORALLO, al convegno “L’Emittenza locale nella radio digitale” (Roma, 7 febbraio 2017)

CONVEGNO “L’EMITTENZA LOCALE NELLA RADIO DIGITALE:
PER UNO SVILUPPO DELLA NUOVA TECNOLOGIA CHE SIA LA NATURALE EVOLUZIONE DELLA RADIOFONIA ANALOGICA”

RELAZIONE

AVV. MARCO ROSSIGNOLI

COORDINATORE AERANTI-CORALLO
E PRESIDENTE AERANTI

ROMA – 7 FEBBRAIO 2017

La Radio, come mezzo di comunicazione di massa, ha un secolo di vita.
In questo secolo ha sempre superato con successo ogni rivoluzione tecnologica e ogni mutamento di mercato.
Anche oggi, in un mondo dei media in cui tutto sta cambiando, la Radio conserva intatta la sua centralità nel sistema della comunicazione.
In Italia operano le cinque reti della concessionaria pubblica, quindici radio nazionali private e circa mille radio locali.
I dati dei contributi pubblici riconosciuti all’emittenza radiofonica locale per l’anno 2014 dal Ministero dello Sviluppo Economico evidenziano complessivamente la presenza di poco più di mille radio locali di cui 757 radio locali commerciali e 329 radio locali comunitarie (cioè espressione di particolari istanze religiose, politiche, culturali o etniche).
Dagli stessi dati emerge che 606 di tali emittenti realizzano, tra l’altro, programmi a carattere informativo. Tali numeri evidenziano il processo di razionalizzazione che ha portato attraverso fusioni e accorpamenti dalle oltre 4mila emittenti locali del 1990 alla situazione odierna. Gli attuali numeri, pur garantendo il pluralismo e la concorrenza, rispondono all’esigenza di un livello di organizzazione più forte.
Aeranti-Corallo rappresenta circa il 50% delle emittenti radiofoniche locali attualmente operanti, tra le quali la maggior parte delle più importanti in termini di numero di dipendenti, di fatturati e di indici di ascolto.
Esaminando la graduatoria relativa ai citati contributi statali 2014, Aeranti-Corallo rappresenta otto delle prime dieci emittenti posizionate in tale graduatoria, basata sulla media dei fatturati dell’ultimo biennio, nonché sul numero dei dipendenti impiegati.
In base ai dati di ascolto di Radio Monitor 1° semestre 2016, realizzata da GfK Eurisko, la Radio ha complessivamente quasi 36 milioni di ascoltatori nel giorno medio e quasi 45 milioni di ascoltatori nei sette giorni.
Le radio locali sono fruite da oltre 15 milioni di persone nel giorno medio e da oltre 30 milioni nei sette giorni (ovviamente, ogni ascoltatore, nel periodo, può ascoltare più radio locali e nazionali).
I dati Radio Monitor I semestre 2016 evidenziano, inoltre, che vi sono tre regioni in cui una radio locale è la prima negli ascolti (rispetto a tutte le radio nazionali e locali).
Dalla ricerca di base realizzata da GfK Eurisko e da IPSOS nel 2015 emerge la capacità della Radio di essere un mezzo “trasversale” e per tutti. Da tale ricerca è emerso che l’84 per cento della popolazione italiana ascolta la Radio (è il secondo mezzo dopo la televisione) e che l’ascolto della Radio è in crescita anche tra i segmenti di pubblico più esposto alle nuove tecnologie: il 50 per cento dei 14-17 enni e il 47 per cento dei 18-24 enni dichiara che il tempo speso ascoltando la Radio è aumentato rispetto a tre anni prima.
Altro dato interessante è che il 90 per cento di chi consuma musica digitale (circa un quarto della popolazione) ascolta anche la Radio.
La durata media di ascolto è di 149 minuti al giorno, che diventano 182 tra coloro che utilizzano per l’ascolto sia dispositivi classici, sia nuovi dispositivi.
Sul fronte internet la ricerca in questione fa emergere che i siti web delle Radio divengono piattaforme aggiuntive di ascolto (l’8 per cento della popolazione li visita e il 4 per cento lo fa per ascoltare la radio in streaming), mentre i social media assumono un ruolo di rilievo nel consolidare la comunità radiofonica dato che il 14 per cento della popolazione visita pagine Facebook e l’11 per cento è amico di una Radio su Facebook.
Un altro dato di particolare rilievo che emerge da tale ricerca di base è che la Radio viene ascoltata tutto il giorno (a target diversi corrispondono fasce orarie diverse secondo stile di vita e attività quotidiane) e viene ascoltata tutti i giorni: infatti l’81 per cento di chi ascolta Radio lo fa per l’intera settimana, mentre solo il 18 per cento la ascolta solo nei giorni feriali e l’1 per cento durante il week end.
Infine, l’automobile rappresenta un importante luogo di ascolto della Radio, ma non l’unico.
Infatti solo il 21 per cento risulta ascoltatore esclusivo in auto, mentre il 22 per cento non ascolta mai in auto.
Tali risultati della ricerca di base fanno comprendere perché la raccolta pubblicitaria sul mezzo radiofonico, dopo il crollo intervenuto tra il 2010 e il 2014 (con una raccolta complessiva passata da Euro 599 milioni a Euro 451 milioni – dati Relazione Agcom 2015), ha cominciato a registrare una inversione di tendenza positiva nel 2015 con una raccolta complessiva attestatasi a Euro 504 milioni (dati Relazione Agcom 2016).
Sul piano locale la crisi, in molti casi, deve essere ancora pienamente superata, ma la ripresa è possibile, ad ogni livello, perché la Radio ha ancora molto da dire.
In particolare, la Radio deve cominciare a pensare concretamente al digitale.
L’avventura analogica proseguirà sicuramente ancora per lunghi anni ma i tempi sono ormai maturi per pensare ad un concreto avvio del processo di digitalizzazione del comparto radiofonico italiano, anche al fine di allinearsi a quanto viene fatto negli altri paesi europei.
Nella Radio l’evoluzione tecnologica è iniziata dapprima con la conversione dei supporti musicali, attraverso il passaggio dal vinile al cd, nonché con la possibilità di elaborare in modo informatico i segnali ai fini della produzione, della post-produzione e della realizzazione di archivi interamente digitali.
Successivamente sono stati progettati e realizzati standard di codifica e di multiplazione in grado di superare le limitazioni delle trasmissioni analogiche in onde medie e in modulazione di frequenza.
Lo standard Dab originariamente individuato, a livello europeo, per le trasmissioni radiofoniche digitali, pur risultando estremamente efficace in termini di resistenza del segnale alle interferenze e di alto livello qualitativo dal punto di vista della codifica dell’informazione, non era, tuttavia, idoneo per il sistema radiofonico italiano, a causa delle relative innegabili limitazioni in termini di efficienza spettrale, con riferimento allo scarso numero di segnali radiofonici allocabili all’interno delle poche frequenze disponibili.
In altre parole il Dab non aveva la capacità tecnica di garantire il pluralismo e la concorrenza del comparto radiofonico italiano, e quindi, di rappresentare la naturale evoluzione del sistema analogico, come espressamente richiesto dalla legge n. 112 dell’anno 2004, consentendo a tutte le emittenti radiofoniche pubbliche e private, locali e nazionali, commerciali e comunitarie, operanti in tecnica analogica, di avviare le trasmissioni digitali a parità di condizioni.
Da alcuni anni vi è stata una evoluzione dell’originario Dab nel nuovo standard Dab+, basato, in particolare, sull’adozione della tecnica di compressione Mpeg4.
Con il Dab+ è ora possibile, a parità di banda, diffondere un maggior numero di programmi e arricchire anche il contenuto multimediale trasmesso.
I risultati dell’attività sperimentale condotta congiuntamente da Aeranti-Corallo e Rai Way attraverso l’attivazione dei mux Aeranti-Corallo1 e Aeranti-Corallo2, diffusi, rispettivamente, da Venezia e da Bologna con il coinvolgimento di trentasei emittenti radiofoniche locali del nostro sistema associativo, operanti in tecnica analogica nelle regioni Veneto e Emilia Romagna, hanno permesso di testare la validità del Dab+, la relativa capacità di permettere un uso efficiente dello spettro radioelettrico, con alta qualità di ascolto sia outdoor che indoor, le opportunità offerte dall’associazione di contenuti multimediali alla programmazione radiofonica tradizionale.
Tale sperimentazione è stata molto importante anche per acquisire elementi che sono stati sottoposti all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni nell’ambito della consultazione pubblica che ha preceduto l’adozione della nuova Regolamentazione in materia di radiofonia digitale terrestre di cui alla delibera n. 664/09/CONS.
Una regolamentazione, che, tenuto conto anche delle modifiche intervenute alla stessa negli anni, prevede oggi una pianificazione basata sulla suddivisione del territorio nazionale in bacini di utenza e nella previsione di una frequenza per la concessionaria del servizio pubblico, di due frequenze per gli operatori di rete nazionali privati e del maggior numero disponibile di frequenze per gli operatori di rete locali, in ogni caso non superando l’impiego complessivo per la radiofonia digitale di tre canali televisivi.
Le diffusioni sperimentali degli operatori di rete nazionali in particolare sulle arterie autostradali del centro-nord e l’installazione della funzionalità Dab+ nelle autoradio fornite con le nuove autovetture fanno comprendere ulteriormente l’esigenza di un concreto avvio del processo di digitalizzazione dell’intero settore radiofonico italiano.
In questo contesto è, però, assolutamente necessario che, per uno sviluppo ordinato della nuova tecnologia e, in un’ottica di salvaguardia del pluralismo e della concorrenza nel comparto, tale processo di digitalizzazione avvenga nel pieno rispetto delle richiamate disposizioni regolamentari.
Ecco perché, se da una parte esprimiamo un giudizio positivo circa la recente accelerazione allo sviluppo del Dab+ impressa dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, dobbiamo allo stesso tempo evidenziare una forte preoccupazione che tale sviluppo possa avvenire senza il pieno coinvolgimento dell’emittenza radiofonica locale e, quindi, attraverso un processo che, nei fatti, non rappresenti la naturale evoluzione della radiofonia analogica.
Per meglio comprendere tale preoccupazione occorre fornire alcuni dati: l’Autorità, con la recente delibera n.465/15/CONS, ha suddiviso il territorio nazionale in 39 bacini di servizio, costituiti da aggregazioni di province.
Ad oggi l’Autorità ha già pianificato le frequenze in 16 di tali 39 bacini, e il Ministero dello Sviluppo Economico ha già assegnato i diritti di uso delle frequenze pianificate (sia agli operatori nazionali, sia agli operatori locali) in 8 dei 16 bacini oggetto di pianificazione.
Devono pertanto, essere ancora pianificati gli altri 23 bacini definiti dall’Agcom.
Inoltre, il Ministero dello Sviluppo Economico deve ancora assegnare i diritti di uso delle frequenze agli operatori di rete locali e nazionali, in 8 bacini che sono già stati oggetto di pianificazione e nei 23 bacini che non sono ancora stati oggetto di pianificazione.
I 16 bacini già pianificati dall’Agcom comprendono molte importanti province italiane come Roma, Napoli, Torino, Firenze, Palermo, Cagliari, Perugia, Catania e Salerno, ma sono ancora fuori dalla pianificazione altre importanti province italiane come Milano, Brescia, Bergamo, Venezia, Padova, Verona, Genova, Bologna, Bari, Ancona, Pescara.
In tali 16 bacini le emittenti radiofoniche hanno già dato vita a oltre 25 società consortili per lo svolgimento dell’attività di operatore di rete locale, manifestando così, nei fatti, il proprio concreto interesse al digitale radiofonico.
Occorre, però, considerare che, allo stato, non vi sono frequenze sufficienti per permettere l’avvio del digitale a regime nei 23 bacini non ancora pianificati e non è, certamente, pensabile che il Dab+ si debba sviluppare, al di fuori dei percorsi regolamentari in tali 23 bacini e con l’applicazione della regolamentazione, nei soli 16 bacini fino ad oggi pianificati.
Ciò danneggerebbe irrimediabilmente non solo l’emittenza radiofonica locale, ma anche l’intero processo di digitalizzazione che non basandosi, a differenza del settore tv, su uno switch off, bensì sullo sviluppo del mercato, necessita di una forte spinta propulsiva da parte di tutti gli attori del mercato stesso, con la conseguenza che non potrebbe certamente affermarsi in mancanza di una importante componente del comparto quale l’emittenza locale.
Per dare soluzione alla problematica Aeranti-Corallo ritiene, pertanto, assolutamente indispensabile che – come ripetutamente sollecitato anche dall’Agcom nelle varie sedi istituzionali – vengano attribuite nuove risorse frequenziali al Dab+, come quella della banda 230 – 240 Mhz (il cosiddetto canale 13 Vhf) attualmente attribuito al Ministero della Difesa dal Piano di ripartizione delle frequenze (PNRF), ma non utilizzato.
Al riguardo Aeranti-Corallo chiede che il Ministero dello Sviluppo Economico avvii al più presto un tavolo di confronto con il Ministero della Difesa e con le Associazioni nazionali più rappresentative dell’emittenza radiofonica al fine di pervenire ad una modifica del Piano Nazionale di ripartizione delle frequenze che destini i sei blocchi del canale 13 Vhf alla radiofonia digitale Dab+.
Nelle ultime settimane Aeranti-Corallo ha colto segnali di forte attenzione alla problematica da parte di molti Parlamentari delle diverse forze politiche che hanno presentato alcune interrogazioni sia alla Camera dei Deputati, sia al Senato della Repubblica.
Occorre comprendere che il processo di digitalizzazione del segnale radiofonico proprio perché costituisce un necessario complemento del più ampio progetto di ammodernamento infrastrutturale del Paese non deve essere realizzato al di fuori delle regole e in particolare senza che lo sviluppo della nuova tecnologia costituisca la naturale evoluzione della radiofonia analogica, come invece espressamente previsto dalla legge.
Un diverso modo di procedere minerebbe alla radice il pluralismo e la concorrenza che sussistono nel settore da oltre quaranta anni.
Riteniamo, infine, necessario che vengano previste specifiche forme di sostegno a livello statale e regionale per gli investimenti che le imprese dovranno effettuare per accedere alla nuova tecnologia.
Concludiamo, pertanto, con la certezza che il Ministero dello Sviluppo Economico e l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, ognuno per quanto di rispettiva competenza, sapranno trovare le soluzioni che permettano all’intero sistema radiofonico analogico italiano, locale e nazionale, pubblico e privato, commerciale e comunitario di realizzare a pieno il necessario processo di digitalizzazione.