CONTRIBUTI PER I DIRITTI DI USO DELLE FREQUENZE E DIRITTI AMMINISTRATIVI PER LE TV LOCALI: OCCORRE UN CAMBIO DI DIREZIONE DA PARTE DEL GOVERNO
■ Non ha ancora trovato soluzione la questione relativa ai contributi per i diritti di uso delle frequenze e dei diritti amministrativi. In tale situazione di incertezza, le tv locali, che con le nuove previsioni normative subirebbero un colpo mortale alla propria attività, chiedono che si faccia chiarezza su tutta la problematica. Mentre, infatti, nel contesto analogico i titolari di concessione per la radiodiffusione televisiva pubblica e privata erano tenuti al pagamento di un canone annuo pari all’uno per cento del fatturato, con il limite massimo di euro 17.776,00 per le imprese televisive locali, nel contesto digitale, gli operatori di rete, quali titolari di autorizzazione generale e dei connessi diritti di uso delle frequenze (di cui agli artt. 25 e 27 del Codice delle Comunicazioni Elettroniche), devono corrispondere annualmente i diritti amministrativi e i contributi per la concessione dei diritti di uso delle frequenze, rispettivamente previsti dagli articoli 34 e 35 dello stesso Codice. Tali diritti amministrativi e tali contributi corrispondono, nel complesso, a cifre anche quindici-venti volte superiori a quelle pagate con il vecchio regime.
L’Agcom, con la propria delibera n. 494/14/CONS, ha stabilito i criteri per la fissazione, da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, dei contributi annuali per l’uso delle frequenze nelle bande televisive terrestri di cui all’art. 35 del Codice.
Considerando inoltre che, secondo l’Agcom, questi ultimi contributi non comprenderebbero quelli relativi alle frequenze utilizzate per i ponti radio di contribuzione e di collegamento, per i quali si applicherebbero le attuali tariffe del Codice delle Comunicazioni Elettroniche (Euro 11.100,00 a impianto), le emittenti locali rischiano di trovarsi a pagare importi assolutamente insostenibili. Al momento, con decreto del 29 dicembre u.s. il Sottosegretario Giacomelli ha previsto, in via transitoria, il pagamento di un acconto pari al 40 percento di quanto versato nel 2013 (quando era vigente il vecchio regime di contribuzione).
La problematica non è, tuttavia, ancora stata minimamente risolta e, anzi, rischia di aggravarsi ulteriormente. Infatti, nel disegno di legge “Europea 2014”, attualmente in discussione presso la Commissione XIV (Politiche dell’Unione europea) della Camera dei Deputati, viene addirittura previsto un incremento dei sopracitati diritti amministrativi di cui all’art. 34 del Codice, fissando importi ancora più insostenibili per il comparto delle tv locali.
Nei giorni scorsi, sono stati presentati diversi emendamenti finalizzati a ridefinire tali importi in maniera più congrua per il comparto televisivo locale, come proposto da AERANTI-CORALLO.
In particolare, due emendamenti presentati dagli on.li Caparini, Gianluca Pini e Bossi (Lega Nord) prevedono la rideterminazione di tali diritti amministrativi come segue: sull’intero territorio nazionale, 127.000,00 euro; su un territorio fino a 15 milioni di abitanti, 3.000,00 euro; su un territorio fino a 10 milioni di abitanti 2.000,00 euro; su un territorio fino a 5 milioni di abitanti 1.500,00 euro; su un territorio fino a 1 milione di abitanti 1.000,00 euro; su un territorio fino a 200 mila abitanti 500,00 euro. Un ulteriore emendamento (presentato separatamente dagli on.li Caparini, Gianluca Pini e Bossi della Lega Nord; dall’on. Galgano di Scelta Civica; dagli on. Moscatt, Peluffo, Ventricelli, Schirò del Partito Democratico) prevede i seguenti importi: su un territorio avente più di 1 milione e fino a 10 milioni di abitanti: 2.000 euro; su un territorio avente più di 200.000 e fino a 1 milione di abitanti: 1.000 euro; su un territorio avente fino a 200.000 abitanti: 500 euro.
Resta, tuttavia, irrisolta la questione dei contributi per le frequenze dei ponti di collegamento, per le quali è necessario un chiarimento interpretativo da parte del Ministero dello Sviluppo economico ovvero attraverso un provvedimento legislativo ad hoc (la legge Europea, infatti, non consente l’inserimento di disposizioni estranee agli oggetti dell’articolato, come una norma interpretativa in materia e gli emendamenti proposti in tal senso sono stati dichiarati inammissibili).
AERANTI-CORALLO auspica, pertanto, un intervento globale sulla materia, con la previsione che l’acconto del 40% fissato dal Decreto 29 dicembre 2014 venga imputato a titolo definitivo e riguardi sia le frequenze di trasmissione che i ponti di collegamento e che i diritti amministrativi di cui all’art. 34 del Codice vengano ridefiniti secondo le proposte emendative presentate nell’ambito del disegno di legge Europea 2014.
AERANTI-CORALLO ha effettuato alcuni esempi di calcolo, a regime, di quali sarebbero gli oneri a carico delle tv locali, nell’ipotesi che venissero applicate le tariffe previste dalla delibera Agcom n. 494/14/CONS (relativamente ai contributi per l’uso delle frequenze di diffusione), dalla legge Europea 2014 (qualora non venissero approvate le proposte emendative illustrate sopra), e dalle tariffe previste dall’allegato 10 al Codice delle comunicazioni elettroniche per l’uso delle frequenze dei ponti di collegamento (qualora gli stessi venissero considerati separatamente rispetto all’uso delle frequenze di diffusione).
Nella tabella che segue vengono evidenziati i calcoli per tre diversi esempi di operatori di rete locali ipotizzati.
L’AGCOM AVVIA IL PROCEDIMENTO PER L’IDENTIFICAZIONE A LIVELLO NAZIONALE DEI BACINI DI SERVIZIO PER LA RADIO-DIFFUSIONE SONORA IN TECNICA DIGITALE DAB+
■ Nella scorsa riunione di Consiglio del 28 aprile u.s., l’Agcom ha inserito, tra i numerosi punti all’ordine del giorno, anche l’avvio del procedimento relativo all’identificazione a livello nazionale dei bacini di servizio per la radiodiffusione sonora in tecnica digitale con standard Dab+ e all’estensione della pianificazione già attuata con delibere nn. 180/12/CONS (relativa alla provincia di Trento), 383/13/CONS (relativa alla provincia di Bolzano) e 602/14/CONS (relativa alle province di Torino e Cuneo e alle regioni Umbria e Valle d’Aosta).
Sul punto, AERANTI-CORALLO rileva che la delibera Agcom n. 664/09/CONS (recante il regolamento sulla radiofonia digitale terrestre) prevede che l’avvio delle trasmissioni radiofoniche digitali a regime debba essere preceduto dalla definizione dei bacini di utenza e dalla individuazione delle risorse radioelettriche disponibili sull’intero territorio nazionale.
In base a tale delibera, devono essere pianificate, rispettivamente, una frequenza per la Rai, due per le società consortili che svolgono l’attività di operatore di rete nazionale privato e fino a undici per bacino per le società consortili che svolgono l’attività di operatore di rete locale privato.
Corretta è, quindi, la strada indicata nell’ordine del giorno dell’Agcom di identificare i bacini di utenza sull’intero territorio nazionale. Tale identificazione, in base alla delibera n. 664/09/CONS, deve, peraltro, essere accompagnata, come si è detto, dalla individuazione delle frequenze assegnabili nelle diverse aree territoriali.
Sul punto, AERANTI-CORALLO ritiene che, nel caso di insufficienza delle risorse rispetto alle previsioni della sopracitata delibera n. 664/09/CONS, si dovrebbe procedere preventivamente al reperimento di risorse frequenziali aggiuntive quali, ad esempio, i blocchi del canale 13 Vhf, prima di definire la pianificazione e di rilasciare i diritti di uso. AERANTI-CORALLO ritiene, infatti, che attivare il servizio in modo parziale nelle poche aree dove sono disponibili risorse radioelettriche, sarebbe prodromico all’avvio della nuova tecnologia trasmissiva in modo fortemente penalizzante per l’emittenza locale, in quanto, in tutte le altre aree dove le risorse radioelettriche sono limitate, non vi sarebbero spazi frequenziali per queste ultime, con evidente nocumento per il pluralismo e la concorrenza.
CONTENZIOSO INFINITO LCN: IL COMMISSARIO AD ACTA CONFERMA I NUMERI 7, 8 E 9 ALLE TV NAZIONALI. LA SOLUZIONE PER CHIUDERE DEFINITIVAMENTE LA QUESTIONE RIMANE, A PARERE DI AERANTI-CORALLO, QUELLA DI RECEPIRE IN UNA NORMA DI RANGO PRIMARIO LA DELIBERA N. 366/10/CONS DELL’AGCOM
■ Nei giorni scorsi si è svolto l’ennesimo atto della complessa vicenda relativa alla questione della numerazione Lcn.
Come pubblicato il 30 aprile u.s. nel sito dell’Agcom, il Commissario ad acta, prof. Marina Ruggieri, nominata dal Consiglio di Stato per verificare quale fosse la situazione esistente ai tempi dell’emanazione della delibera n. 366/10/CONS, ha rilevato che, a marzo 2010, esistevano 7 emittenti nazionali analogiche private, oltre alle tre reti della Rai. Di tali dieci emittenti, nove avevano programmazione di carattere generalista, mentre per una, Deejay Television, l’impostazione editoriale del palinsesto non presentava tali caratteristiche generaliste. A questo punto, è probabile che l’Agcom, avvii un riesame della regolamentazione in materia di Lcn, prendendo come base la delibera n. 237/13/CONS.
Tale ipotesi crea molta preoccupazione tra le emittenti televisive locali, in quanto la citata delibera Agcom n. 237/13/CONS prevede solo 13 numeri nei primi 100 per le tv locali (contro i 39 previsti dalla delibera n. 366/10/CONS, provvisoriamente ancora vigente fino all’attuazione della nuova regolamentazione, sebbene annullata dalla Magistratura amministrativa). Non è, inoltre, escluso che, nell’ambito di una revisione globale della materia, il posizionamento delle tv locali possa essere ulteriormente penalizzato. Vi è, inoltre, da considerare che, la legge di stabilità 2015 ha previsto, all’art. 1, comma 147, che l’Agcom, nell’ambito del futuro nuovo piano Lcn, fissi le modalità di attribuzione dei numeri ai fornitori di servizi di media audiovisivi autorizzati alla diffusione di contenuti in tecnica digitale terrestre in ambito locale sulla base della posizione di nuove graduatorie redatta con riferimento agli indici di ascolto Auditel, al numero dei dipendenti a tempo indeterminato, al costo del personale giornalistico.
AERANTI-CORALLO ritiene che, al fine di dare una soluzione alla problematica e al fine di evitare una situazione di contenzioso infinito, sia assolutamente necessaria l’adozione di un provvedimento legislativo in materia, finalizzato a recepire in una norma di rango primario il piano di numerazione di cui alla delibera Agcom n. 366/10/CONS (che ha dato grande visibilità all’emittenza locale, attribuendo alla stessa 39 numerazioni tra le prime cento). Tale soluzione garantirebbe stabilità per tutto il settore e tutelerebbe l’utenza, evitando la necessità di procedere, dopo cinque anni dall’adozione del piano Lcn a complicate risintonizzazioni di televisori e decoder.
MISURE DI SOSTEGNO ALLE EMITTENTI RADIOFONICHE E ALLE EMITTENTI TELEVISIVE LOCALI: LA SITUAZIONE
■ Come noto, l’art. 1, comma 194 della legge di Stabilità 2015 ha previsto un ulteriore stanziamento di 80 milioni di euro per le misure di sostegno alle imprese radiofoniche e televisive locali mediante il pagamento di 20 milioni di euro annui, a decorrere dall’anno 2015. Per quanto riguarda il 2015, pertanto, tale norma incrementa il relativo fondo (rubricato sul Cap. 3121 del bilancio dello Stato), portando, per la competenza dello stesso anno, l’importo complessivo (ripartito su due diversi piani gestionali), salvo successivi assestamenti di bilancio, a circa 42 milioni di euro (di cui l’85% è attribuito alle tv locali e il 15% alla radiofonia). Sempre sul capitolo 3121 afferisce il fondo per i messaggi politici autogestiti (rimborsati dallo Stato attraverso le regioni), che per il 2015 dovrebbe corrispondere a Euro 1.439.140.
Ricordiamo che il bando per le misure di sostegno alle tv locali per l’anno 2015 doveva essere emanato entro il 31 gennaio u.s.
Occorre inoltre rilevare che, per quanto riguarda i contributi per le tv locali relativi all’anno 2014, circa la metà dei Corecom non ha ancora provveduto all’emanazione delle relative graduatorie.
Sul fronte radiofonico, dovrebbe essere, invece, imminente la pubblicazione della graduatoria e degli elenchi relativi alle misure di sostegno per l’anno 2013.
RADIO DIGITALE: LA SVEZIA CI RIPENSA
■ Dopo un’indagine durata oltre un anno, la Corte dei conti svedese (Riks-revisionen) ha pubblicato un rapporto in cui sottolinea i rischi connessi a una totale transizione alla tecnologia radiofonica digitale terrestre Dab+ e alla cessazione delle emissioni Fm nel 2022 (come previsto dai piani governativi). L’ente di controllo scandinavo ha evidenziato che le reti Dab+ potrebbero non avere la medesima copertura territoriale delle attuali reti Fm e che, comunque, la transizione al digitale comporterebbe notevoli svantaggi (e costi) sia per la popolazione, sia per i broadcaster. Per minimizzare le problematiche legate sia ai costi, sia ai disagi per l’utenza, la Riksrevisionen ritiene che il Governo svedese dovrebbe prevedere un periodo di simulcast di almeno 15 anni.
PUBBLICATO BANDO DELLA PCM PER CONTRIBUTI 2014 PER INIZIATIVE O PROGETTI INNOVATIVI ONLINE
■ E’ pubblicato in G.U. n. 97 del 28 aprile u.s. l’avviso pubblico del Dipartimento Informazione ed Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri per l’assegnazione dei contributi per l’anno 2014 alle migliori iniziative o progetti innovativi on-line presentati da imprese editoriali costituite da non più di 48 mesi. Tra le imprese editoriali vengono ricomprese anche quelle esercenti attività di emittenza radiotelevisiva nazionale o locale che diffondono servizi e programmi di informazione giornalistica, nonché le imprese che ad esse forniscono prodotti giornalistici.
La scadenza per la presentazione delle relative domande (tramite pec all’indirizzo archivio.die@mailbox.governo.it) è il prossimo 28 maggio.
Il testo dell’avviso pubblico e la relativa modulistica sono disponibili nel sito www.governo.it/die.