Sintesi dell’intervento tenuto dall’avv. Marco Rossignoli, presidente AERANTI e coordinatore AERANTI-CORALLO, al “Summit della comunicazione” svoltosi a Roma il 15 e 16 gennaio 2003

SUMMIT DELLA COMUNICAZIONE

Sintesi dell’intervento dell’avv. Marco Rossignoli,
Presidente AERANTI e Coordinatore AERANTI-CORALLO


Il tema della televisione digitale terrestre sta diventando sempre più attuale. Con la legge 66 dell’anno 2001 sono state stabilite le regole per il passaggio alle trasmissioni digitali terrestri ed è stata anche fissata la data del cosiddetto “switch off” per il settore televisivo. Questa data, come è noto è fissata al 31 dicembre 2006, ma come è altrettanto noto è molto probabile che subirà un differimento.

 Come avverrà la trasformazione dall’attuale scenario analogico a quello digitale? Non sarà possibile una transizione immediata, ma la trasformazione avverrà gradualmente. Secondo il percorso tracciato dalla legge 66 dell’anno 2002 l’introduzione del digitale avverrà a macchia di leopardo e sulle stesse frequenze della televisione analogica.

 Sulla base di queste considerazioni si apre per il comparto televisivo locale, attualmente costituito da circa 600 imprese, una grande sfida: quella di convertire le proprie aziende da editore televisivo analogico a operatore di rete  digitale in ambito locale, veicolando i contenuti e i servizi realizzati da altri soggetti. La principale preoccupazione  di AERANTI-CORALLO è quella di avere certezze  circa una normativa che permetta l’effettivo passaggio al digitale da parte delle imprese televisive locali. AERANTI-CORALLO ritiene quindi indispensabile  che il Disegno di legge di riforma del sistema radiotelevisivo debba confermare  alcune scelte  operate dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni con il Regolamento sulla televisione digitale terrestre approvato lo scorso novembre e quindi debba confermare  il titolo prioritario   che le tv locali hanno con riferimento al passaggio al digitale; debba confermare la riserva di 1/3 dei canali di trasmissione a favore delle tv locali; debba prevedere la possibilità per le sole imprese locali di differenziare il proprio segnale sul territorio.

Inoltre gli editori locali non dovranno cedere le proprie frequenze alle televisioni nazionali, ma dovranno adoperarsi per creare società per operatori di rete digitali in ambito locale che diffondano contenuti propri e di terzi. Il bene più prezioso detenuto dalle imprese televisive locali è, infatti, quello delle frequenze. La sfida che gli editori televisivi locali dovranno 1essere in grado di raccogliere è proprio quella di trasformare la propria impresa da impresa di radiodiffusione a impresa di telecomunicazione.

 In questo modo gli editori locali potranno trasformarsi in carrier, veicolando, via etere terrestre, i contenuti e i servizi realizzati da altri soggetti. E’ dunque auspicabile che le emittenti televisive locali possano fungere da carrier anche per i grandi gruppi editoriali e per i content provider satellitari, che sono forti nei contenuti ma che, al contempo, sono privi dei canali di trasmissione, proprio quei canali che, invece, rappresentano il principale patrimonio dell’emittenza locale.