Convegno Assoprovider-Confcommercio, Roma, 16 marzo 2006
Intervento di Marco Rossignoli, presidente AERANTI e coordinatore AERANTI-CORALLO
alla tavola rotonda
Nell’ambito delle definizioni legate al mondo radiotelevisivo, si parla sempre più di “scenari convergenti”, di “convergenza multimediale”, e ancora di “convergenza tra piattaforme”. Effettivamente, negli ultimi anni mondi e settori della comunicazione che sembravano essere completamente distinti e indipendenti si sono via via sempre più avvicinati e integrati, sino a creare una sorta di “melting pot” della comunicazione. Vediamo di chiarire questa affermazione.
La radio e la televisione in Italia sono state per alcuni decenni diffuse in un unico modo: in forma analogica e attraverso le reti via etere terrestre.
Negli ultimi anni, a tale modalità, che nel nostro paese è ancora quella prevalente, si sono aggiunte quella della diffusione via satellite (prima analogica, ora digitale), e, da ultimo, il “digitale terrestre”, ovvero la diffusione dei segnali televisivi via etere terrestre con tecnica digitale, secondo lo standard europeo DVB-T.
Proprio in quest’ultima modalità, ovvero attraverso il DVB-T, i due diversi mondi della diffusione radiotelevisiva e di Internet iniziano a convergere e, quindi, a compenetrarsi.
La parola-chiave di questo mutamento è nel termine “digitale”: trasformando, infatti, i segnali radiotelevisivi da flussi analogici a pacchetti di dati numerici (ovvero digitali), il “prodotto audiovideo” è divenuto fruibile a sistemi informatici (non dimentichiamo, infatti, che anche un ricevitore per la tv digitale terrestre, alla pari di un lettore di dvd o di un lettore di compact disc, è, in buona sostanza, un personal computer dedicato a svolgere un determinato compito).
La digitalizzazione dei segnali audio-video ha consentito, e sempre più consentirà, di gestire tali segnali come “pacchetti-dati”, che possono transitare attraverso qualunque tipo di rete.
Su un canale televisivo digitale, è possibile oggi veicolare programmi televisivi, (cioè i contenuti televisivi tradizionali), nonché servizi dati, cioè tutte quelle applicazioni a valore aggiunto che possono arricchire il palinsesto televisivo, completandolo con informazioni aggiuntive, ovvero quelle applicazioni autonome, cioè slegate dal contenuto televisivo e dotate anche di interattività, come i servizi del cosiddetto “t-government”.
Le imprese radiotelevisive locali sono convinte che la transizione al digitale possa rappresentare una importante opportunità di nuovo business affianco a quello tradizionale della vendita della pubblicità, a condizione, ovviamente, che il passaggio al digitale avvenga a parità di condizioni per tutti gli operatori.
Inoltre, nel comparto televisivo, si comincia a ragionare anche in termini di DVB-H, cioè di quella tecnologia che permette la diffusione di contenuti audiovisivi attraverso terminali mobili quali anche i telefoni cellulari di ultima generazione.
Sul fronte radiofonico, invece, il passaggio al digitale appare ancora molto problematico, sia in considerazione della criticità della tecnologia adottata a livello europeo (standard DAB-T), che peraltro non ha avuto successo praticamente in alcun paese, sia con riferimento alla specifica situazione italiana, dove le porzioni di spettro previste per tale servizio sono assolutamente insufficienti per permettere di operare a tutti gli attuali soggetti nazionali e locali, pubblici e privati.
Nello scenario della diffusione radiotelevisiva tradizionale così delineato, AERANTI-CORALLO ritiene che le imprese radiofoniche e televisive locali, in un’ottica di convergenza multimediale, debbano diventare pienamente protagoniste anche della diffusione di contenuti attraverso la banda larga, via Internet o via cavo.
Il futuro, infatti, sarà nella diffusione dei contenuti su una pluralità di piattaforme e, quindi, anche attraverso le web radio e le IP-TV.
Tali tecnologie rappresentano una grande opportunità sia per gli editori che per gli utenti, consistente affianco alla riproposizione di ciò che viene diffuso in chiaro via etere terrestre (cosiddetto simulcast), anche nell’offerta pay di eventi, nell’on-demand, cioè la possibilità di fruire di specifici contenuti a richiesta, nella registrazione individuale e nella costruzione di palinsesti ad hoc secondo le preferenze dell’utente.
Molto interessanti sono le diffusioni secondo modalità cosiddette “podcasting”, cioè la possibilità di scaricare, ovvero effettuare il download, dei contenuti preferiti su terminali portatili e quindi di fruire degli stessi contenuti nei modi e nei tempi desiderati.
Ovviamente, le imprese radiotelevisive locali avranno successo nell’ambito della diffusione in larga banda se sapranno fornire agli Internet service provider e ai gestori delle reti via cavo contenuti competitivi, di qualità, legati al territorio e dotati di forte interattività.
In conclusione, è evidente che attraverso la tecnologia digitale e la convergenza tra le piattaforme, la radio e la televisione saranno attraversate da un processo di profonda innovazione, che comporterà importanti investimenti sia in termini di impiantistica che di software gestionali.
E’ quindi indispensabile una politica di sostegno a questa innovazione, attraverso specifici incentivi a favore delle imprese del settore.
Ci aspettiamo quindi che nella prossima legislatura tutte le forze politiche, indipendentemente dal ruolo di maggioranza o di opposizione che assumeranno nel futuro Parlamento, si impegnino a sostenere il settore radiotelevisivo locale che rappresenta, per la sua varietà e pluralità di soggetti, un formidabile esempio di democrazia e pluralismo e una insostituibile cerniera di contatto tra i cittadini e il territorio.