CS 43/99
COMUNICATO STAMPA COORDINAMENTO AER ANTI CORALLO
|
Roma, 29 luglio 1999
Due reti televisive nazionali più del previsto:
preoccupazione delle locali.
L’avvocato Marco Rossignoli, coordinatore delegato del Coordinamento Aer Anti Corallo, in relazione al Piano nazionale di assegnazione delle frequenze per la radiodiffusione televisiva locale ha affermato che “se applicato nei termini previsti, produrrà l’impoverimento e la penalizzazione di molte imprese e creerà comunque una polverizzazione del sistema in modo generalizzato”.
Ad aggravare il quadro si aggiunge ora la decisione dello stesso Ministero di assegnare alle tv nazionali le 8 “concessioni” previste, ma anche due “autorizzazioni” a Rete 4 e Tele+Nero, in attesa che siano maturi i tempi per il previsto passaggio sul satellite.
Concessioni o autorizzazioni che siano, resta il dato di fatto che in questa situazione si vanno ad aggiungere ben 2 reti nazionali non preventivate, per un totale di 13 reti nazionali (comprese le 3 Rai) contro le 11 previste dalla normativa (vedi nota allegata).
Questo può significare che le tv locali potrebbero essere chiamate a “pagare” un ulteriore tributo di frequenze per permettere a queste “autorizzate” di proseguire temporaneamente nell’esercizio.
Un tributo enorme, poiché l’impianto pianificatorio delle tv locali si basa sulla distribuzione delle frequenze locali (previste dal Piano di I livello) che concorrono a comporre 6 reti nazionali: sottrarre due reti nazionali equivarrebbe a ridurre di un terzo la disponibilità di canali per le locali.
Solo se Rete4 e Tele+nero passassero sul satellite prima del rilascio delle concessioni alle tv locali il problema non si porrebbe, ma dato l’attuale scarso sviluppo del numero di parabole riceventi in Italia, l’ipotesi appare remote.
E diversamente non si capisce dove si recupererebbe spazio in più per allocare queste frequenze non previste. In questa situazione c’è da chiedersi ancora quali siano i motivi reali per giustificare tali scelte.
Per riordinare l’etere certo no, visto che ad ora si prefigura un quadro complessivo del tutto caotico.
Neppure si può dire che si voglia “far crescere” il comparto locale: le prospettive sono, come spiegato, di una polverizzazione delle emittenti, che sebbene non si ridurrebbero di numero, oltretutto si impoverirebbero per capacità imprenditoriale e aree di servizio.
Sembra dunque prevalere una logica politica atta solo a favorire il comparto nazionale, recuperando frequenze terrestri tradizionali, a totale svantaggio del settore locale, reggendo tale evoluzione sulla arbitraria sottrazione di risorse ai danni di quest’ultimo.
Ad aggravare il quadro si aggiunge ora la decisione dello stesso Ministero di assegnare alle tv nazionali le 8 “concessioni” previste, ma anche due “autorizzazioni” a Rete 4 e Tele+Nero, in attesa che siano maturi i tempi per il previsto passaggio sul satellite.
Concessioni o autorizzazioni che siano, resta il dato di fatto che in questa situazione si vanno ad aggiungere ben 2 reti nazionali non preventivate, per un totale di 13 reti nazionali (comprese le 3 Rai) contro le 11 previste dalla normativa (vedi nota allegata).
Questo può significare che le tv locali potrebbero essere chiamate a “pagare” un ulteriore tributo di frequenze per permettere a queste “autorizzate” di proseguire temporaneamente nell’esercizio.
Un tributo enorme, poiché l’impianto pianificatorio delle tv locali si basa sulla distribuzione delle frequenze locali (previste dal Piano di I livello) che concorrono a comporre 6 reti nazionali: sottrarre due reti nazionali equivarrebbe a ridurre di un terzo la disponibilità di canali per le locali.
Solo se Rete4 e Tele+nero passassero sul satellite prima del rilascio delle concessioni alle tv locali il problema non si porrebbe, ma dato l’attuale scarso sviluppo del numero di parabole riceventi in Italia, l’ipotesi appare remote.
E diversamente non si capisce dove si recupererebbe spazio in più per allocare queste frequenze non previste. In questa situazione c’è da chiedersi ancora quali siano i motivi reali per giustificare tali scelte.
Per riordinare l’etere certo no, visto che ad ora si prefigura un quadro complessivo del tutto caotico.
Neppure si può dire che si voglia “far crescere” il comparto locale: le prospettive sono, come spiegato, di una polverizzazione delle emittenti, che sebbene non si ridurrebbero di numero, oltretutto si impoverirebbero per capacità imprenditoriale e aree di servizio.
Sembra dunque prevalere una logica politica atta solo a favorire il comparto nazionale, recuperando frequenze terrestri tradizionali, a totale svantaggio del settore locale, reggendo tale evoluzione sulla arbitraria sottrazione di risorse ai danni di quest’ultimo.
Per informazioni: Andrea Rivetta 0348-4454-981
Il Coordinamento Aer Anti Corallo rappresenta oggi 1300 imprese radiotelevisive italiane sulle circa 1800 operanti |