Comitato di applicazione Codice di autoregolamentazione tv e minori
Delibera n. 104/06 del 3 ottobre 2006
sui “reality show”
Il Comitato di applicazione Codice di autoregolamentazione TV nella seduta plenaria del 3 ottobre ha dovuto nuovamente portar la propria attenzione sul fenomeno dei così detti “reality show” più che mai numerosi alla ripresa autunno-invernale della programmazione sulle grandi reti televisive nazionali, con esiti di ascolto ormai anche discordanti.
In proposito il Comitato si richiama ai propri ripetuti interventi del passato e in particolare al documento del 2 dicembre 2003 che evidenziava i rischi connessi tendenzialmente, non solo in Italia, a questo formato, rischi tutti particolarmente insidiosi per i minori: confusione sistematica tra realtà e finzione, tra cronaca vissuta e recitata, tar autenticità e artificio travestito di naturalezza, competitività strisciante o aggressiva, assillo dell’eccentricità e della trasgressione, incoraggiamento all’esibizione e al voyeurismo sino a quello che è stato definito spogliarellismo della persona.
L’obiettivo non facile di evitare logoramento del formato e di continuare ad attrarre grande pubblico, provocando la ricerca di continue discutibili trovate e di sempre nuove eccitazioni emotive, sembra ora aggravare rischi citati e produrne di nuovi. Al riguardo, il Comitato segnala: il miraggio del guadagno e del successo facili, la proposta di stereotipi e luoghi comuni talvolta di scadente livello, l’accreditamento di personaggi discutibili con spinte emulative presso preadolescenti e adolescenti, l’incoraggiamento di dinamiche individuali e di gruppo protette da una sorta di zona franca che ammette comportamenti normalmente inibiti e prove spericolate o disgustose, con punte di volgarità, aggressività o non meno insidiosa banalizzazione: esiti tutti non consoni ad una televisione impegnata, come vuole il Codice di autoregolamentazione (Premessa, lettera c), ad agevolare la funzione educativa, che compete anzitutto alla famiglia, “al fine di aiutare i minori o conoscere progressivamente la vita e ad affrontarne i problemi”. Neppure appaiono in atto, a monte, accorgimenti adeguati ad evitare incidenti prevedibili dovuti a incauto accostamento di partecipanti.
Possibili conseguenze nocive ai minori sono legate agli orari di programmazione che sono quelli della “televisione per tutti” quando non addirittura della “fascia protetta”, considerata la disseminazione di servizi e citazioni lungo la giornata televisiva.
Pur consapevole della voga toccata dal genere a livello mondiale, peraltro corretta ormai da segnali di saturazione, il Comitato delibera di richiamare le emittenti solite a diffondere “reality show” ad una molto responsabile riflessione, rivolta in particolare alla tutela dei minori, sulla gestione dei “reality” e sulla stessa loro sorte ulteriore.
In proposito il Comitato si richiama ai propri ripetuti interventi del passato e in particolare al documento del 2 dicembre 2003 che evidenziava i rischi connessi tendenzialmente, non solo in Italia, a questo formato, rischi tutti particolarmente insidiosi per i minori: confusione sistematica tra realtà e finzione, tra cronaca vissuta e recitata, tar autenticità e artificio travestito di naturalezza, competitività strisciante o aggressiva, assillo dell’eccentricità e della trasgressione, incoraggiamento all’esibizione e al voyeurismo sino a quello che è stato definito spogliarellismo della persona.
L’obiettivo non facile di evitare logoramento del formato e di continuare ad attrarre grande pubblico, provocando la ricerca di continue discutibili trovate e di sempre nuove eccitazioni emotive, sembra ora aggravare rischi citati e produrne di nuovi. Al riguardo, il Comitato segnala: il miraggio del guadagno e del successo facili, la proposta di stereotipi e luoghi comuni talvolta di scadente livello, l’accreditamento di personaggi discutibili con spinte emulative presso preadolescenti e adolescenti, l’incoraggiamento di dinamiche individuali e di gruppo protette da una sorta di zona franca che ammette comportamenti normalmente inibiti e prove spericolate o disgustose, con punte di volgarità, aggressività o non meno insidiosa banalizzazione: esiti tutti non consoni ad una televisione impegnata, come vuole il Codice di autoregolamentazione (Premessa, lettera c), ad agevolare la funzione educativa, che compete anzitutto alla famiglia, “al fine di aiutare i minori o conoscere progressivamente la vita e ad affrontarne i problemi”. Neppure appaiono in atto, a monte, accorgimenti adeguati ad evitare incidenti prevedibili dovuti a incauto accostamento di partecipanti.
Possibili conseguenze nocive ai minori sono legate agli orari di programmazione che sono quelli della “televisione per tutti” quando non addirittura della “fascia protetta”, considerata la disseminazione di servizi e citazioni lungo la giornata televisiva.
Pur consapevole della voga toccata dal genere a livello mondiale, peraltro corretta ormai da segnali di saturazione, il Comitato delibera di richiamare le emittenti solite a diffondere “reality show” ad una molto responsabile riflessione, rivolta in particolare alla tutela dei minori, sulla gestione dei “reality” e sulla stessa loro sorte ulteriore.
Il Presidente
Dott. Emilio Rossi