Convegno “La rappresentazione delle donne nelle emittenti regionali” – intervento di Fabrizio Berrini (Roma, 12 aprile 2019)

CONVEGNO “LA RAPPRESENTAZIONE DELLE DONNE NELLE EMITTENTI REGIONALI: REGOLE, MONITORAGGI E FORMAZIONE”
Venerdì 12 aprile 2019, ore 9.30 – Roma, Stampa estera, via dell’Umiltà 83

Argomenti intervento di Fabrizio Berrini per Aeranti-Corallo

La donna, nel sistema dei media, e, soprattutto, in televisione, è un tema di estrema attualità. Nel corso degli anni sono state svolte numerose ricerche sulla materia, che hanno evidenziato di come la donna risulti spesso sotto-rappresentata e mal rappresentata. La situazione è in evoluzione, è in alcuni casi migliorata, ma occorre che vengano fatti ulteriori passi in avanti.
Un’indagine del Censis nell’ambito del progetto su donne e media in Europa, nel 2006, aveva preso in considerazione l’immagine della donna nella televisione italiana attraverso la rappresentazione sulle sette principali reti nazionali.
I dati che emergevano da tale indagine erano che nella fascia preserale l’immagine più frequente era quella della “donna di spettacolo”. I temi a cui la donna veniva più spesso associata erano quelli dello spettacolo e della moda, della violenza fisica e della giustizia, mente quasi mai alla politica, alla realizzazione professionale e all’impegno nel mondo della cultura.
Gli stereotipi di genere sono difficili da eliminare.
In una ricerca a livello globale (GMMP, un progetto di ricerca su donne e mezzi di informazione) del 2015 (ultimo anno disponibile) che nei telegiornali, nei giornali radio e nei quotidiani di 114 Paesi al mondo fanno notizia e vengono intervistati uomini nel 76% dei casi (a fronte di un’incidenza anagrafica pari a circa il 50% a livello mondiale).

Nel report GMMP 2015 focalizzato sull’Europa, emerge che i principali argomenti nell’ambito delle news dove viene data visibilità alle donne sono: bellezza, moda (81%); movimenti femministi, attivismo, dimostrazioni (57%); relazioni famigliari, conflitti intergenerazionali (56%).
Anche il Comitato di applicazione del Codice di autoregolamentazione Media e Minori si è occupato della rappresentazione della donna nei media. Nel documento sull’argomento il Comitato ha soprattutto stigmatizzato il ruolo femminile nella pubblicità, dove l’immagine prevalente della donna nella comunicazione televisiva e pubblicitaria non corrisponde in alcun modo alla realtà sociale.

Nella interessante ricerca “Come la pubblicità racconta le donne e gli uomini in Italia” (condotta da Massimo Guastini, presidente dell’art directors club italiano, assieme a Giovanna Cosenza, Jennifer Colombari ed Elisa Gasparri del Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell’Università Alma Mater di Bologna) emerge un dato qualitativo interessante: le prime tre categorie di rappresentazione delle donne in pubblicità (nelle campagne relative all’anno 2013) sono state le modelle (35,5%), i soggetti essenzialmente decorativi (20,2%) e le “disponibili” (12,9%). Gli uomini in pubblicità, invece, sono stati: professionisti (51%); uomini modelli (20,7%) e sportivi (13,2%).
Da tali dati quantitativi, emerge, evidentemente, una forte differenza nella rappresentazione dei due mondi, quello femminile e quello maschile.
Si legge nelle conclusioni della ricerca che, se osserviamo quanto le aziende hanno investito in pubblicità, nel dicembre 2013, per raccontare l’universo maschile, emerge un profilo tutto sommato verosimile.

Vi è comunque ancora molto da fare, se è vero, come emerge da un monitoraggio realizzato nel marzo 2017 dall’Osservatorio di Pavia, per conto della Rappresentanza in Italia della Commissione europea, nell’ambito del progetto “100 donne contro gli stereotipi”, che si registra un calo complessivo della presenza femminile nelle news italiane, scesa dal 21% raggiunto nel 2015 al 17,8%. Il dato tutto sommato in controtendenza e che fa, in qualche modo, sperare, è che cresce la quota di donne fra le persone interpellate in qualità di esperte che passa dal 17,5% al 20%.

Le emittenti locali sono sensibili alle questioni di genere. Le imprese radiotelevisive locali associate ad Aeranti-Corallo sono particolarmente attente alla scelta dei contenuti nell’ambito della propria programmazione audiovisiva, al fine del rispetto della dignità della persona, di evitare discriminazioni di razza, religione, sesso e nazionalità, di tutelare i minori e di evitare l’istigazione alla violenza e all’odio.

Preme evidenziare che, in tale contesto, Aeranti-Corallo ha sottoscritto una serie di codici di autoregolamentazione. Sul tema della parità di genere, in particolare, Aeranti-Corallo ha sottoscritto:
con il Consiglio Regionale del Lazio, la Giunta Regionale del Lazio e il Corecom del Lazio, il protocollo di intesa “Donne e Media” per promuovere una rappresentazione rispettosa dell’identità femminile, ovvero un’immagine equilibrata e plurale di donne e uomini, che contrasti gli stereotipi di genere e favorisca la conoscenza e la diffusione dei principi di uguaglianza, di pari opportunità e di valorizzazione delle differenze di genere, nell’ambito dell’informazione e della comunicazione della Regione Lazio;
con la Regione Emilia Romagna e il Corecom Emilia Romagna, in data 25 marzo 2014, il protocollo d’intesa “Donne e Media”, analogamente finalizzato a promuovere una rappresentazione rispettosa del genere femminile nell’ambito dell’informazione e della comunicazione.

Entrambi i protocolli sulla parità di genere di cui Aeranti-Corallo è firmataria contengono la previsione di modelli di comunicazione che siano rispettosi della figura femminile e della dignità umana, culturale e professionale della donna; valorizzino la rappresentazione reale e non stereotipata della molteplicità di ruoli assunti dalle donne nella società, anche nelle fasce di maggior ascolto, offrendo un ritratto delle donne coerente con la complessità e la ricchezza della loro identità, trasmettendo messaggi coinvolgenti, intelligibili e rappresentativi sia delle donne, sia degli uomini; promuovano il principio di uguale rappresentanza di genere garantendo le pari opportunità di accesso negli spazi informativi o di intrattenimento; utilizzino, nell’elaborazione dei testi, un linguaggio inclusivo e rispettoso dei generi, non sessista e il più possibile sessuato -ossia che non occulti il genere femminile attraverso l’uso di termini maschili ritenuti generalmente “neutri”- pur nella considerazione della funzionalità del messaggio.

L’emittenza radiofonica e televisiva locale è stata storicamente, ed è tuttora, palestra di attività per giornalisti, conduttori, tecnici ed è stata, in moltissimi casi, apripista di format e linguaggi che, nel corso degli anni, sono trasmigrati anche sull’emittenza nazionale.

In particolare, le donne sono parte attiva nella comunicazione televisiva e radiofonica locale ormai da anni. E’ sulle tv locali che la donna ha cominciato a diventare protagonista nella conduzione di trasmissioni sportive. Oggi tale tipologia di conduzione è fatto assodato e non più messo in discussione anche sulle emittenti nazionali.

Anche nei telegiornali e nei radiogiornali delle emittenti locali, la conduzione al femminile è ormai consolidata da tempo.

Obiettivo di Aeranti-Corallo è quello di contribuire al rafforzamento della parità di genere nell’informazione e nelle divulgazione. Ciò sia con riferimento alla parte giornalistica, sia con riferimento alla parte culturale e legata allo spettacolo.
Aeranti-Corallo ritiene che, nell’ottica della promozione della parità di genere anche in termini di messaggio veicolato dalle emittenti, sia meritorio e debba essere rafforzato (ed allargato) il messaggio contenuto nei due protocolli promossi da Lazio ed Emilia Romagna, in particolare per quanto riguarda la “promozione di modelli e messaggi di informazione/comunicazione che siano attenti alle modalità di rappresentazione dei generi, rispettosi delle identità di donne e uomini, coerenti con l’evoluzione dei ruoli di genere nella società e che non trasmettano e/o diffondano messaggi discriminatori e/o degradanti basati sul genere e gli stereotipi di genere e/o che contengano immagini o rappresentazioni di violenza contro le donne e/o che incitino ad atti di abuso e/o violenza sulle donne; immagini che utilizzino il corpo di donne e uomini in modo offensivo per la dignità della persona e che possano degradare l’immagine della donna a oggetto sessuale, anche attraverso immagini che richiamino o evochino atti o attributi sessuali.”

Il percorso della corretta rappresentazione di genere è ancora lungi dal potersi definire concluso: molta strada deve ancora essere fatta. Riteniamo, tuttavia, che una forte presa di coscienza sulla problematica da parte di tutti gli attori della filiera informativa possa e debba essere la base per superare in maniera sostanziale il gender gap e per potere dare, finalmente, una corretta rappresentazione della donna nella società attuale.