11/9/19 – Radiovisione. Cresce il numero di “canali televisivi della radio” locali presenti nell’etere terrestre italiano. Attualmente operano nel Paese oltre 50 marchi-palinsesti

I dati sugli ascolti della radio in Italia recentemente resi noti da TER – Tavolo Editori Radio, riferiti al primo semestre 2019, (qui il volume completo) evidenziano che la fruizione “Via tv canale televisivo della radio”, si colloca al terzo posto tra i dispositivi di ascolto, con un dato di 3.990.000 persone (in crescita rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, dove tale dato interessava circa 3,2 milioni di persone).
Il fenomeno della cosiddetta “radiovisione” è in continua crescita, e aumentano costantemente di numero i canali televisivi riferiti a marchi radiofonici locali. Una ricognizione fatta da Aeranti-Corallo sui mux televisivi locali diffusi in tutta Italia, fa emergere che sono allo stato oltre cinquanta i marchi-palinsesti diffusi in tutte le regioni.
Con riferimento alla numerazioni Lcn utilizzate, sette marchi-palinsesti vengono diffusi nella prima fascia attualmente riservata alle tv locali (numeri 10-19 e numeri 71-99), otto marchi-palinsesti vengono diffusi nel secondo arco di numerazione (numeri 110-119 e numeri 171-199), altri otto marchi-palinsesti vengono diffusi nel terzo arco di numerazione (numeri 210-219 e numeri 271-299), due sono nella fascia destinata ai canali HD
La maggior parte delle numerazioni è, inoltre, concentrata nel settimo arco (da 601 a 699), dove si trovano allo stato quasi quaranta marchi-palinsesti; i restanti sono, infine, collocati su altre numerazioni nei successivi archi. Un sommario conteggio di tali marchi-palinsesti fa emergere che quelli diffusi in tutte le regioni sono bel oltre 50; occorre, tuttavia, precisare che alcuni marchi-palinsesti diffusi in più regioni utilizzano diverse autorizzazioni per Fsma cui sono attribuiti diversi numeri Lcn.

Con riferimento alla tipologia di contenuti che viene diffusa, si possono, distinguere le seguenti categorie:
1) Contenuti diffusi in simulcast con l’audio dell’originale emittente Fm. La parte video contiene sia riprese da studio (dello o degli speaker in onda) e, eventualmente, diffusione dei videoclip dei brani che vengono messi in onda;
2) Contenuti diffusi in simulcast, con presenza di videografica (no immagini in diretta, ma schermo contenente informazioni di testo e immagini a corredo di quanto viene trasmesso, quali, ad esempio, le copertine dei cd diffusi);
3) Contenuti differenti dalla diffusione radiofonica tradizionale: il canale televisivo richiama il nome dell’emittente radiofonica (es. “radio xyz tv”), ma diffonde contenuti diversi, solitamente una selezione di videoclip musicali.

In alcuni casi, vi sono emittenti che realizzano un mix di più tipologie (es. trasmettono per parte del tempo la vera e propria radiovisione del canale radiofonico, con diretta da studio e inquadratura dello speaker e per altra parte del tempo una selezione di videoclip).

Vi è poi il bacino di diffusione, che non sempre è coincidente con quello della diffusione Fm (vi sono, infatti, diverse emittenti che hanno attivato il canale televisivo in un numero di regioni superiore a quello raggiunto con la diffusione radiofonica del relativo canale).

Si evidenzia che coloro che sono interessati ad avviare la cosiddetta “radiovisione” o, comunque, a trasmettere un contenuto audiovisivo tramite la piattaforma tv digitale terrestre debbono conseguire dalla Dgscerp del Ministero dello Sviluppo economico una autorizzazione quale Fsma (Fornitore di servizi di media audiovisivi) e il relativo numero Lcn (in alternativa, tale autorizzazione e tale numero Lcn possono essere rilevati da soggetti già autorizzati per il/i bacino/i di interesse).
Con il passaggio al digitale terrestre tv di seconda generazione, anche chi opera (o ha intenzione di operare) la radiovisione dovrà seguire l’iter previsto dalla legge di bilancio 2019. Nei prossimi mesi, la Dgscerp del MiSe emanerà i bandi per ciascuna area tecnica per la selezione dei Fsma che avranno diritto a farsi veicolare sulle reti in ambito locale. I criteri per la formazione delle relative graduatorie sono quelli previsti dal Dpr n. 146/2017, e cioè il numero di giornalisti e dipendenti, gli indici di ascolto Auditel e gli investimenti in tecnologie innovative.